La fibromialgia è una patologia reumatica non infiammatoria caratterizzata da dolore cronico diffuso che colpisce oltre 2 milioni di persone in Italia, più spesso donne in età adulta. I sintomi possono comparire in modo graduale e aggravarsi con il passare del tempo e si caratterizzano per dolori muscolari diffusi in assenza di segni di infiammazione e spesso in associazione ad altri sintomi quali affaticamento, disturbi del sonno, deficit di memoria e concentrazione. Le cause esatte dell’insorgenza della fibromialgia non sono note, ma l’ipotesi è che multipli fattori genetici e ambientali (esempio infezioni o traumi psico-fisici) possano concorrere allo sviluppo della malattia. Partendo dall’assunto che non esiste una cura definita per la fibromialgia, come nel trattamento di malattie croniche comuni, per prima cosa informare e istruire i pazienti sulla malattia dovrebbe essere al centro del trattamento. Numerosi studi hanno dimostrato inoltre che l’attività fisica e l’esercizio fisico a bassa intensità, tra cui stretching, nuoto, camminata, jogging e ciclismo, sono utili per i pazienti con dolore cronico e FMS (FibroMyalgiaSindrome), aumentando i livelli di fitness, riducendo la diffusione del dolore e della tenderness, migliorando la qualità della vita e riducendo gli aspetti depressivi. La forza muscolare, la resistenza e i livelli di fitness aerobico dei pazienti con FMS sono infatti inferiori a quelli dei controlli sani. Pertanto, è importante fornire programmi di allenamento ben strutturati e attività fisica per i pazienti FMS al fine di ridurre il loro stile di vita forzatamente sedentario. Alla luce di queste affermazioni perché riteniamo che l’esercizio in acqua, l’approccio idrokinesiterapico, sia superiore a quello terrestre? La risposta sta proprio nel nuovo e più moderno approccio alla patologia, nel rispetto della complessità eziopatologica e nelle modalità di presa in carico del paziente.

Esercizio Fisico
Potremmo cominciare col dire che in acqua il miglioramento del dolore risulta più veloce e rilevante (>63%) e sembra più veloce anche il recupero della forza fisica almeno nella fase iniziale, specialmente per l’item che definiamo Phisical Wellness. Si possono associare anche miglioramenti in outcome non propriamente fisici come quelli della percezione dolorosa, della qualità della vita e della physical wellness generale del soggetto che sembrano rendere l’acqua l’ambiente ideale per l’inizio del trattamento riabilitativo nei soggetti fibromialgici, molto spesso individui totalmente decondizionati all’attività fisica.

Fattore Ambientale

Altro importante vantaggio dell’idrokinesiterapia è rappresentato dal fattore ambientale. L’acqua è per propria natura un ambiente totalmente sicuro, al netto naturalmente dei casi di idrofobia presentati da taluni soggetti, in cui il rischio intrinseco di infortunio, caduta o fatica durante l’esecuzione del programma terapeutico sono superati grazie al galleggiamento e alla notevole diminuzione del carico articolare. In molti casi l’attuazione del programma acquatico, in particolare degli esercizi HOWI (Head Out of Water Intervention), ha addirittura rappresentato il primo approccio assoluto alla balneazione per alcuni individui, riuscendo a far superare ai soggetti le resistenze nei confronti del mezzo.

Riabilitazione Sensori-motoria

Anche se la noxa patogena si è spesso ridimensionata da tempo, il cervello dei pazienti con dolore muscoloscheletrico cronico, e non di meno quello dei fibromialgici, ha acquisito una cosiddetta memoria del dolore, protettiva (legata al movimento). La terapia fisica per i pazienti con dolore muscoloscheletrico cronico è spesso ostacolata da tale “memoria del dolore”. Si può tentare di alterare tale meccanismo mal adattativo integrando l’educazione ai fondamenti neuroscientifici del dolore con l’esercizio fisico. Quest’ultimo deve basarsi su un’esposizione graduale ai normali pattern motori e propriocettivi durante la terapia, per tentare di rimodulare i circuiti cerebrali orchestrati dall’amigdala (la memoria del centro della paura nel cervello). In questi casi, i terapeuti muscoloscheletrici devono pensare e trattare oltre i muscoli e le articolazioni (Nijs et al., 2013). All’interno del contesto della gestione del dolore cronico, è fondamentale considerare il concetto dei meccanismi di dolore, incluso quello della sensibilizzazione centrale (Gifford and Butler, 1997). Il moderno delle neuroscienze al dolore cronico richiede strategie di trattamento volte a diminuire la sensibilità del sistema nervoso centrale.

Sulla base di questi risultati, l’esercizio acquatico può essere raccomandato come una strategia di gestione efficace per ridurre il dolore e migliorare la funzione fisica e la salute, nonché la qualità della vita negli adulti con condizioni muscolo-scheletriche che non sono in grado di fatto di esercitarsi sulla terra, o trovano l’esercizio terrestre particolarmente difficile, fornendo una strategia alternativa efficace.